Comunicare per essere®, la comunicazione valoriale che ti permette di manifestarti, di essere, di relazionarti, seguendo sempre i massimi valori che ispirano la tua vita. Un approccio dialogico, relazionale, generativo, applicato alla vita quotidiana, che accompagna e sostiene la tua evoluzione e la strada della massima espressione di te. Pensare bene per vivere bene. Agire bene per creare valore. Fare le scelte giuste, capire quali siano, impegnarti per raggiungerle. Come dare il meglio di ...
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PODCAST INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN MEDICINA, CARENZA INFERMIERI E CURE PALLIATIVE, RISCHIO ALCOL IN ITALIA
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INTELLIGENZA ARTIFICIALE IN MEDICINA, PROMOSSA DA 6 ITALIANI SU 10
Poco più di 6 italiani su 10 sono favorevoli all'uso dell'Intelligenza Artificiale in ambito sanitario, di questi l'88% la userebbe per semplificare il linguaggio dei referti, l'86% come supporto al medico per effettuare una diagnosi e l'80% come aiuto per stabilire una terapia farmacologica adeguata, mentre quasi 6 italiani su 10 la utilizzerebbero come strumento per un'autoanalisi. Un altro rischio, oltre al 'fai-da-te', è che per 7 italiani su 10 l'AI potrà causare una perdita della relazione e del contatto diretto con il medico. Sono questi i primi dati che emergono dall'indagine di EngageMinds Hub - Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell'Università Cattolica, campus di Cremona. Gli italiani sembrano dunque essere ben disposti verso questa tecnologia innovativa che sta cambiando il modo di diagnosticare, trattare e gestire le malattie. Stando a quanto rilevato dal Monitor continuativo del centro di ricerca, gli italiani a favore dell'uso dell'Intelligenza Artificiale provengono dal Sud e dalle isole (68%), si orientano politicamente al centro (67%), hanno fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale (74%) e nelle istituzioni (77%). Inoltre sono coloro che hanno consapevolezza del ruolo della scienza nella società (71%), quanti hanno una propensione alla ricerca delle informazioni (71%) e coloro che sono consapevoli dell'importanza della salute (67%). Mentre chi non vede di buon occhio l'utilizzo dell'AI proviene dal Nord-Est (57%) e non si schiera politicamente (49%).
MANCANO 3MILA INFERMIERI IN ITALIA PER LE CURE PALLIATIVE
Ogni anno circa 550.000 persone hanno bisogno di cure palliative e oltre 180.000 manifestano anche bisogni complessi con necessità di vere e proprie équipe multispecialistiche nei diversi luoghi di cura: dall'ospedale agli hospice, dalle strutture residenziali a domicilio. Lo rende noto la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi). In questa organizzazione gli infermieri sono essenziali, sottolineano nel comunicato: nell'assistenza domiciliare, su una media di 25 ore di assistenza per paziente terminale nel 2022, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero della Salute, 17 sono svolte dagli infermieri che sono anche quelli più presenti a fianco degli assistiti come numero di accessi per caso (quasi 20 contro una media di 6-7 degli altri operatori). Anche il Codice deontologico degli infermieri parla chiaro in questo senso. Nelle cure palliative: "L'infermiere presta assistenza infermieristica fino al termine della vita della persona assistita. Riconosce l'importanza del gesto assistenziale, della pianificazione condivisa delle cure, della palliazione, del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale e spirituale”.
ALCOL: ISS, CONSUMO A RISCHIO PER 1 ITALIANO SU 6
Quattro adulti italiani su 10 dichiarano di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (18%) ne fa un consumo definito a maggior rischio per la salute, per quantità o modalità di assunzione: il 9,6% degli adulti per binge drinking (consumi episodici eccessivi, corrispondenti a 5 o più unità alcoliche in una unica occasione per gli uomini e 4 o più per le donne), il 10% per consumo alcolico esclusivamente o prevalentemente fuori pasto e il 2% per un consumo abituale elevato (3 o più unità alcoliche giornaliere per gli uomini e 2 o più per le donne). Tra gli over 65 coloro che dichiarano di non consumare alcol abitualmente sono 6 su 10, ma 2 su 10 riferiscono un consumo moderato e una percentuale lievemente inferiore, il 17%, a rischio. Sono questi alcuni dei principali dati pubblicati sul sito Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità che emergono dal nuovo dataset delle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento, relative alla popolazione adulta (18-69 anni) e a quella anziana (over 65 anni). Nel biennio 2022-23 sono state intervistate rispettivamente 63mila e 30mila persone.
Approfondimenti e altre notizie sono nel portale salutedomàni.com e Saluteh24.com, nelle pagine social collegate e nel canale gratuito di telegram: salutedomàni
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Poco più di 6 italiani su 10 sono favorevoli all'uso dell'Intelligenza Artificiale in ambito sanitario, di questi l'88% la userebbe per semplificare il linguaggio dei referti, l'86% come supporto al medico per effettuare una diagnosi e l'80% come aiuto per stabilire una terapia farmacologica adeguata, mentre quasi 6 italiani su 10 la utilizzerebbero come strumento per un'autoanalisi. Un altro rischio, oltre al 'fai-da-te', è che per 7 italiani su 10 l'AI potrà causare una perdita della relazione e del contatto diretto con il medico. Sono questi i primi dati che emergono dall'indagine di EngageMinds Hub - Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell'Università Cattolica, campus di Cremona. Gli italiani sembrano dunque essere ben disposti verso questa tecnologia innovativa che sta cambiando il modo di diagnosticare, trattare e gestire le malattie. Stando a quanto rilevato dal Monitor continuativo del centro di ricerca, gli italiani a favore dell'uso dell'Intelligenza Artificiale provengono dal Sud e dalle isole (68%), si orientano politicamente al centro (67%), hanno fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale (74%) e nelle istituzioni (77%). Inoltre sono coloro che hanno consapevolezza del ruolo della scienza nella società (71%), quanti hanno una propensione alla ricerca delle informazioni (71%) e coloro che sono consapevoli dell'importanza della salute (67%). Mentre chi non vede di buon occhio l'utilizzo dell'AI proviene dal Nord-Est (57%) e non si schiera politicamente (49%).
MANCANO 3MILA INFERMIERI IN ITALIA PER LE CURE PALLIATIVE
Ogni anno circa 550.000 persone hanno bisogno di cure palliative e oltre 180.000 manifestano anche bisogni complessi con necessità di vere e proprie équipe multispecialistiche nei diversi luoghi di cura: dall'ospedale agli hospice, dalle strutture residenziali a domicilio. Lo rende noto la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi). In questa organizzazione gli infermieri sono essenziali, sottolineano nel comunicato: nell'assistenza domiciliare, su una media di 25 ore di assistenza per paziente terminale nel 2022, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero della Salute, 17 sono svolte dagli infermieri che sono anche quelli più presenti a fianco degli assistiti come numero di accessi per caso (quasi 20 contro una media di 6-7 degli altri operatori). Anche il Codice deontologico degli infermieri parla chiaro in questo senso. Nelle cure palliative: "L'infermiere presta assistenza infermieristica fino al termine della vita della persona assistita. Riconosce l'importanza del gesto assistenziale, della pianificazione condivisa delle cure, della palliazione, del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale e spirituale”.
ALCOL: ISS, CONSUMO A RISCHIO PER 1 ITALIANO SU 6
Quattro adulti italiani su 10 dichiarano di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (18%) ne fa un consumo definito a maggior rischio per la salute, per quantità o modalità di assunzione: il 9,6% degli adulti per binge drinking (consumi episodici eccessivi, corrispondenti a 5 o più unità alcoliche in una unica occasione per gli uomini e 4 o più per le donne), il 10% per consumo alcolico esclusivamente o prevalentemente fuori pasto e il 2% per un consumo abituale elevato (3 o più unità alcoliche giornaliere per gli uomini e 2 o più per le donne). Tra gli over 65 coloro che dichiarano di non consumare alcol abitualmente sono 6 su 10, ma 2 su 10 riferiscono un consumo moderato e una percentuale lievemente inferiore, il 17%, a rischio. Sono questi alcuni dei principali dati pubblicati sul sito Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità che emergono dal nuovo dataset delle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento, relative alla popolazione adulta (18-69 anni) e a quella anziana (over 65 anni). Nel biennio 2022-23 sono state intervistate rispettivamente 63mila e 30mila persone.
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Poco più di 6 italiani su 10 sono favorevoli all'uso dell'Intelligenza Artificiale in ambito sanitario, di questi l'88% la userebbe per semplificare il linguaggio dei referti, l'86% come supporto al medico per effettuare una diagnosi e l'80% come aiuto per stabilire una terapia farmacologica adeguata, mentre quasi 6 italiani su 10 la utilizzerebbero come strumento per un'autoanalisi. Un altro rischio, oltre al 'fai-da-te', è che per 7 italiani su 10 l'AI potrà causare una perdita della relazione e del contatto diretto con il medico. Sono questi i primi dati che emergono dall'indagine di EngageMinds Hub - Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell'Università Cattolica, campus di Cremona. Gli italiani sembrano dunque essere ben disposti verso questa tecnologia innovativa che sta cambiando il modo di diagnosticare, trattare e gestire le malattie. Stando a quanto rilevato dal Monitor continuativo del centro di ricerca, gli italiani a favore dell'uso dell'Intelligenza Artificiale provengono dal Sud e dalle isole (68%), si orientano politicamente al centro (67%), hanno fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale (74%) e nelle istituzioni (77%). Inoltre sono coloro che hanno consapevolezza del ruolo della scienza nella società (71%), quanti hanno una propensione alla ricerca delle informazioni (71%) e coloro che sono consapevoli dell'importanza della salute (67%). Mentre chi non vede di buon occhio l'utilizzo dell'AI proviene dal Nord-Est (57%) e non si schiera politicamente (49%).
MANCANO 3MILA INFERMIERI IN ITALIA PER LE CURE PALLIATIVE
Ogni anno circa 550.000 persone hanno bisogno di cure palliative e oltre 180.000 manifestano anche bisogni complessi con necessità di vere e proprie équipe multispecialistiche nei diversi luoghi di cura: dall'ospedale agli hospice, dalle strutture residenziali a domicilio. Lo rende noto la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi). In questa organizzazione gli infermieri sono essenziali, sottolineano nel comunicato: nell'assistenza domiciliare, su una media di 25 ore di assistenza per paziente terminale nel 2022, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero della Salute, 17 sono svolte dagli infermieri che sono anche quelli più presenti a fianco degli assistiti come numero di accessi per caso (quasi 20 contro una media di 6-7 degli altri operatori). Anche il Codice deontologico degli infermieri parla chiaro in questo senso. Nelle cure palliative: "L'infermiere presta assistenza infermieristica fino al termine della vita della persona assistita. Riconosce l'importanza del gesto assistenziale, della pianificazione condivisa delle cure, della palliazione, del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale e spirituale”.
ALCOL: ISS, CONSUMO A RISCHIO PER 1 ITALIANO SU 6
Quattro adulti italiani su 10 dichiarano di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (18%) ne fa un consumo definito a maggior rischio per la salute, per quantità o modalità di assunzione: il 9,6% degli adulti per binge drinking (consumi episodici eccessivi, corrispondenti a 5 o più unità alcoliche in una unica occasione per gli uomini e 4 o più per le donne), il 10% per consumo alcolico esclusivamente o prevalentemente fuori pasto e il 2% per un consumo abituale elevato (3 o più unità alcoliche giornaliere per gli uomini e 2 o più per le donne). Tra gli over 65 coloro che dichiarano di non consumare alcol abitualmente sono 6 su 10, ma 2 su 10 riferiscono un consumo moderato e una percentuale lievemente inferiore, il 17%, a rischio. Sono questi alcuni dei principali dati pubblicati sul sito Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità che emergono dal nuovo dataset delle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento, relative alla popolazione adulta (18-69 anni) e a quella anziana (over 65 anni). Nel biennio 2022-23 sono state intervistate rispettivamente 63mila e 30mila persone.
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Poco più di 6 italiani su 10 sono favorevoli all'uso dell'Intelligenza Artificiale in ambito sanitario, di questi l'88% la userebbe per semplificare il linguaggio dei referti, l'86% come supporto al medico per effettuare una diagnosi e l'80% come aiuto per stabilire una terapia farmacologica adeguata, mentre quasi 6 italiani su 10 la utilizzerebbero come strumento per un'autoanalisi. Un altro rischio, oltre al 'fai-da-te', è che per 7 italiani su 10 l'AI potrà causare una perdita della relazione e del contatto diretto con il medico. Sono questi i primi dati che emergono dall'indagine di EngageMinds Hub - Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell'Università Cattolica, campus di Cremona. Gli italiani sembrano dunque essere ben disposti verso questa tecnologia innovativa che sta cambiando il modo di diagnosticare, trattare e gestire le malattie. Stando a quanto rilevato dal Monitor continuativo del centro di ricerca, gli italiani a favore dell'uso dell'Intelligenza Artificiale provengono dal Sud e dalle isole (68%), si orientano politicamente al centro (67%), hanno fiducia nel Sistema Sanitario Nazionale (74%) e nelle istituzioni (77%). Inoltre sono coloro che hanno consapevolezza del ruolo della scienza nella società (71%), quanti hanno una propensione alla ricerca delle informazioni (71%) e coloro che sono consapevoli dell'importanza della salute (67%). Mentre chi non vede di buon occhio l'utilizzo dell'AI proviene dal Nord-Est (57%) e non si schiera politicamente (49%).
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Ogni anno circa 550.000 persone hanno bisogno di cure palliative e oltre 180.000 manifestano anche bisogni complessi con necessità di vere e proprie équipe multispecialistiche nei diversi luoghi di cura: dall'ospedale agli hospice, dalle strutture residenziali a domicilio. Lo rende noto la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi). In questa organizzazione gli infermieri sono essenziali, sottolineano nel comunicato: nell'assistenza domiciliare, su una media di 25 ore di assistenza per paziente terminale nel 2022, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero della Salute, 17 sono svolte dagli infermieri che sono anche quelli più presenti a fianco degli assistiti come numero di accessi per caso (quasi 20 contro una media di 6-7 degli altri operatori). Anche il Codice deontologico degli infermieri parla chiaro in questo senso. Nelle cure palliative: "L'infermiere presta assistenza infermieristica fino al termine della vita della persona assistita. Riconosce l'importanza del gesto assistenziale, della pianificazione condivisa delle cure, della palliazione, del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale e spirituale”.
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