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IRAN: SI VOTA PER IL NUOVO PRESIDENTE. LE OPPOSIZIONI LANCIANO LA CAMPAGNA #ELECTIONCIRCUS

 
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Sono aperti da questa mattina alle 8:00 ora locale (le 6:30 in Italia) i seggi elettorali per le elezioni presidenziali anticipate in Iran, convocate per sostituire il presidente Ebrahim Raisi morto in un incidente aereo il 19 maggio scorso. Le elezioni vedono in corsa 4 candidati: tre conservatori e un cosiddetto riformista. Secondo il ministero dell’Interno sono 61.452.321 gli iraniani, sia nel Paese sia all’estero, che hanno il diritto di voto. Ma nelle ultime tornate elettorali sono molto meno della meta’ gli iraniani che si sono recati alle urne.

Sebbene sia improbabile che le elezioni determinino un cambiamento radicale nelle politiche della Repubblica islamica, il loro esito potrebbe influenzare la successione dell’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, 85 anni, al potere da tre decenni e mezzo. Proprio Khamenei ha chiesto pubblicamente agli iraniani di recarsi al voto. L’affluenza alle urne è crollata negli ultimi quattro anni, in un paese che ha una popolazione molto giovane che negli ultimi anni si è ribellata alle restrizioni politiche e sociali imposte dal regime.

Se nessun candidato ottiene almeno il 50% più un voto da tutte le schede espresse, comprese le schede bianche, il primo venerdì successivo alla dichiarazione del risultato elettorale si svolge un ballottaggio tra i primi due candidati. Tre dei candidati sono conservatori e uno è un moderato sostenuto dalla “fazione riformista”.

Tra i conservatori si distinguono Mohammad Baqer Qalibaf, presidente del parlamento ed ex comandante delle potenti Guardie Rivoluzionarie, e Saeed Jalili, ex negoziatore sul nucleare che ha prestato servizio per quattro anni nell’ufficio di Khamenei. L’unico moderato, Massoud Pezeshkian, è comunque un sostenitore del governo teocratico del Paese, gia’ parlamentare e Ministro della Sanita’ ha duramente condannato le proteste del movimento “Donna vita liberta”.

Nelle ultime elezioni presidenziali del 2021, secondo i dati diffusi dal regime ma contestati dalle opposizioni, l’affluenza era stata del 48,8%, la più bassa dalla Rivoluzione islamica del 1979. Se da una parte l’ayatollah Ali Khamenei ha invitato i fedeli al voto, dall’altra gli attivisti e gli intellettuali, a partire dal premio Nobel Narges Mohammadi, in carcere per essersi opposta all’obbligo del velo e alla pena capitale, hanno ribadito l’importanza di boicottare il voto e non presentarsi alle urne. Di recente Narges Mohammadi è stata condannata a un altro anno di detenzione per avere incitato al boicottaggio delle elezioni, nello specifico per «propaganda contro lo Stato». Nelle ultime settimane, l’hashtag #ElectionCircus è stato ampiamente utilizzato dagli iraniani sulla piattaforma di social media X; alcuni attivisti in patria e all’estero hanno chiesto il boicottaggio delle elezioni.

Come funziona il sistema elettorale? Chi sono i candidati? Chi promuove la campagna di boicottaggio? Sentiamo Samira Associazione Giovani Iraniani Residenti in Italia Ascolta o scarica

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Sebbene sia improbabile che le elezioni determinino un cambiamento radicale nelle politiche della Repubblica islamica, il loro esito potrebbe influenzare la successione dell’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, 85 anni, al potere da tre decenni e mezzo. Proprio Khamenei ha chiesto pubblicamente agli iraniani di recarsi al voto. L’affluenza alle urne è crollata negli ultimi quattro anni, in un paese che ha una popolazione molto giovane che negli ultimi anni si è ribellata alle restrizioni politiche e sociali imposte dal regime.

Se nessun candidato ottiene almeno il 50% più un voto da tutte le schede espresse, comprese le schede bianche, il primo venerdì successivo alla dichiarazione del risultato elettorale si svolge un ballottaggio tra i primi due candidati. Tre dei candidati sono conservatori e uno è un moderato sostenuto dalla “fazione riformista”.

Tra i conservatori si distinguono Mohammad Baqer Qalibaf, presidente del parlamento ed ex comandante delle potenti Guardie Rivoluzionarie, e Saeed Jalili, ex negoziatore sul nucleare che ha prestato servizio per quattro anni nell’ufficio di Khamenei. L’unico moderato, Massoud Pezeshkian, è comunque un sostenitore del governo teocratico del Paese, gia’ parlamentare e Ministro della Sanita’ ha duramente condannato le proteste del movimento “Donna vita liberta”.

Nelle ultime elezioni presidenziali del 2021, secondo i dati diffusi dal regime ma contestati dalle opposizioni, l’affluenza era stata del 48,8%, la più bassa dalla Rivoluzione islamica del 1979. Se da una parte l’ayatollah Ali Khamenei ha invitato i fedeli al voto, dall’altra gli attivisti e gli intellettuali, a partire dal premio Nobel Narges Mohammadi, in carcere per essersi opposta all’obbligo del velo e alla pena capitale, hanno ribadito l’importanza di boicottare il voto e non presentarsi alle urne. Di recente Narges Mohammadi è stata condannata a un altro anno di detenzione per avere incitato al boicottaggio delle elezioni, nello specifico per «propaganda contro lo Stato». Nelle ultime settimane, l’hashtag #ElectionCircus è stato ampiamente utilizzato dagli iraniani sulla piattaforma di social media X; alcuni attivisti in patria e all’estero hanno chiesto il boicottaggio delle elezioni.

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