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MEDIO ORIENTE: AGGRESSIONE ISRAELIANA SENZA FINE. ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO VICINO? L’ANALISI CON LEILA BELHADJ MOHAMED

 
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Israele continua bombardare e compiere massacri in Medio Oriente mentre il suo premier Benjamin Netanyahu definisce queste operazioni una “dura guerra contro l’asse del male”.

Gli avvenimenti si susseguono a ritmo costante. Dopo l’assassino di Hassan Nasrallah nella periferia meridionale di Beirut, venerdì 27 settembre, l’esercito israeliano ha colpito nel cuore della capitale, uccidendo tre esponenti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp).
Martedì 1 ottobre, l’Iran ha risposto con un grande attacco missilistico in Israele. Alcuni missili iraniani sono riusciti a superare il sistema di difesa Iron Dome, nonostante il supporto dei contingenti statunitensi, britannici e francesi presenti nella regione, ponendo così fine al mito dell’invincibilità del sistema difensivo israeliano.

La risposta di Tel Aviv al lancio dei circa duecento razzi di Tehran verso Israele, è già stata decisa. Gli Stati Uniti hanno dato il via libera a Israele per le operazioni militari anche se il presidente Biden avrebbe espresso perplessità sull’opportunità di colpire obiettivi nucleari.

Ieri sera, intanto, l’IDF ha nuovamente bombardato Beirut, causando almeno sei morti. L’esercito israeliano afferma di aver colpito 200 obiettivi militari di Hezbollah, ma il movimento libanese sostiene che gli attacchi abbiano preso di mira un centro di soccorso. Hezbollah ha ribadito la propria determinazione a resistere all’invasione israeliana nel sud del Libano, dove ieri, nei combattimenti, hanno perso la vita sette soldati israeliani.

Da metà settembre, quando l’aggressione di Tel Aviv si è intensificata, secondo il ministero della sanità libanese, i bombardamenti israeliani in Libano hanno provocato la morte di più di mille persone. In un anno sono state uccise 1.873 persone, un bilancio più pesante di quello dei 33 giorni di guerra tra Israele e Hezbollah nel 2006. Il primo ministro libanese Najib Miqati ha fatto sapere che quasi un milione di libanesi sono stati costretti a lasciare le loro case nel più grande trasferimento di popolazione nella storia del paese.

Un situazione di grande incertezza che sembra aver cambiato gli equilibri della regione: l’Iraq, la Siria e l’Egitto hanno condannato l’uccisione di Hassan Nasrallah e “l’aggressione israeliana”, La Siria si è limitata a dichiarare in un comunicato che “il popolo siriano non dimenticherà mai il sostegno” ricevuto da Hezbollah mentre i paesi del Golfo sono rimasti in silenzio. Sulla base degli storici rapporti di potere in Medio Oriente e nel Golfo, sembrerebbe che le leadership dei governi a Riad, Abu Dhabi e Amman non abbiano dubbi nello scegliere oggi l’asse israelo-statunitense rispetto a quello guidato dall’Iran e di cui fanno parte Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen.

Proviamo ad allargare lo sguardo con Leila Belhadj Mohamed, giornalista esperta di Nord Africa e Asia occidentale Ascolta o scarica

C’è stata meno attenzione su Gaza a causa della situazione in rapido movimento in Libano con gli attacchi di Israele ma la realtà è che non c’è stato alcun cambiamento. Nella Striscia di Gaza, un raid israeliano ha causato la morte di una persona nel campo profughi di Deir el-Balah, a Nuseirat.
Un elicottero ha colpito una tenda situata all’interno di un ex edificio scolastico. Artiglieria israeliana ha colpito anche il campo profughi di Maghazi, nella parte centrale della Striscia.

Il bilancio delle vittime tra i civili continua a salire alle stelle. Secondo il Ministero della Salute dell’enclave, dal 7 ottobre almeno 41.788 persone sono state uccise e 96.794 ferite negli attacchi militari israeliani a Gaza. Di questi, 99 palestinesi sono stati uccisi e 169 feriti nelle ultime 24 ore, ha aggiunto il ministero.

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Gli avvenimenti si susseguono a ritmo costante. Dopo l’assassino di Hassan Nasrallah nella periferia meridionale di Beirut, venerdì 27 settembre, l’esercito israeliano ha colpito nel cuore della capitale, uccidendo tre esponenti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp).
Martedì 1 ottobre, l’Iran ha risposto con un grande attacco missilistico in Israele. Alcuni missili iraniani sono riusciti a superare il sistema di difesa Iron Dome, nonostante il supporto dei contingenti statunitensi, britannici e francesi presenti nella regione, ponendo così fine al mito dell’invincibilità del sistema difensivo israeliano.

La risposta di Tel Aviv al lancio dei circa duecento razzi di Tehran verso Israele, è già stata decisa. Gli Stati Uniti hanno dato il via libera a Israele per le operazioni militari anche se il presidente Biden avrebbe espresso perplessità sull’opportunità di colpire obiettivi nucleari.

Ieri sera, intanto, l’IDF ha nuovamente bombardato Beirut, causando almeno sei morti. L’esercito israeliano afferma di aver colpito 200 obiettivi militari di Hezbollah, ma il movimento libanese sostiene che gli attacchi abbiano preso di mira un centro di soccorso. Hezbollah ha ribadito la propria determinazione a resistere all’invasione israeliana nel sud del Libano, dove ieri, nei combattimenti, hanno perso la vita sette soldati israeliani.

Da metà settembre, quando l’aggressione di Tel Aviv si è intensificata, secondo il ministero della sanità libanese, i bombardamenti israeliani in Libano hanno provocato la morte di più di mille persone. In un anno sono state uccise 1.873 persone, un bilancio più pesante di quello dei 33 giorni di guerra tra Israele e Hezbollah nel 2006. Il primo ministro libanese Najib Miqati ha fatto sapere che quasi un milione di libanesi sono stati costretti a lasciare le loro case nel più grande trasferimento di popolazione nella storia del paese.

Un situazione di grande incertezza che sembra aver cambiato gli equilibri della regione: l’Iraq, la Siria e l’Egitto hanno condannato l’uccisione di Hassan Nasrallah e “l’aggressione israeliana”, La Siria si è limitata a dichiarare in un comunicato che “il popolo siriano non dimenticherà mai il sostegno” ricevuto da Hezbollah mentre i paesi del Golfo sono rimasti in silenzio. Sulla base degli storici rapporti di potere in Medio Oriente e nel Golfo, sembrerebbe che le leadership dei governi a Riad, Abu Dhabi e Amman non abbiano dubbi nello scegliere oggi l’asse israelo-statunitense rispetto a quello guidato dall’Iran e di cui fanno parte Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen.

Proviamo ad allargare lo sguardo con Leila Belhadj Mohamed, giornalista esperta di Nord Africa e Asia occidentale Ascolta o scarica

C’è stata meno attenzione su Gaza a causa della situazione in rapido movimento in Libano con gli attacchi di Israele ma la realtà è che non c’è stato alcun cambiamento. Nella Striscia di Gaza, un raid israeliano ha causato la morte di una persona nel campo profughi di Deir el-Balah, a Nuseirat.
Un elicottero ha colpito una tenda situata all’interno di un ex edificio scolastico. Artiglieria israeliana ha colpito anche il campo profughi di Maghazi, nella parte centrale della Striscia.

Il bilancio delle vittime tra i civili continua a salire alle stelle. Secondo il Ministero della Salute dell’enclave, dal 7 ottobre almeno 41.788 persone sono state uccise e 96.794 ferite negli attacchi militari israeliani a Gaza. Di questi, 99 palestinesi sono stati uccisi e 169 feriti nelle ultime 24 ore, ha aggiunto il ministero.

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