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Creative Success = Financial Balance with Flexible Budget Plans As a creative individual, dealing with irregular income can be daunting. In this episode of From "Creative Passion To Profit", titled "How Creatives Can Budget for Regular Income," I, Mahmood, tackle one of the biggest challenges faced by those in the arts and creative world—budgeting. Have you ever felt the high of being fully booked and having commissions flying off the shelves, only to be met with silence and income droughts the following month? You're not alone. But here's the good news: with a little planning, you can smooth out those financial ups and downs. In this episode, I'll share three simple steps to help you build a budgeting system that fits your lifestyle and supports your creative ambitions. You'll learn how to determine your essential baseline expenses, create a financial buffer for quiet months, and implement a flexible yet simple budgeting method that allows you to thrive creatively and financially. You'll also have some homework tasks... Timestamped Summary: [00:00:00] Introduction to challenges of budgeting with erratic income. [00:00:58] Step 1: Determine your baseline expenses. [00:02:12] Step 2: Build a financial buffer for quieter months. [00:03:46] Step 3: Apply a simple, discipline-based budget system. [00:04:58] Homework: Calculate baseline expenses and track income. Mentioned in this episode: Training Training Training Find out more about Budgetwhizz Find out more about Budgetwhizz Budgetwhizz…
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Emittente antagonista Brescia Milano Cremona Trento Verona
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Nonostante l’accordo di cessate il fuoco, la situazione in Palestina rimane estremamente precaria . Dopo 15 mesi di guerra e con il 70% degli edifici distrutti, i civili di Gaza non hanno dove andare. Come parte dell’accordo di cessate il fuoco, Israele ha accettato di consentire 60.000 case mobili e 200.000 tende all’interno della Striscia ma finora ne sono arrivate solo 20.000 e Tel Aviv continua a negare l’entrata di case mobili. Netanyahu ha inviato una delegazione al Cairo per discutere la seconda fase del cessate il fuoco a Gaza. Questa decisione segue le consultazioni con l’inviato speciale degli Stati Uniti, Steve Witkoff, che ha dettato la linea a Tel Aviv: “la fase 2 è un po’ più complicata della fase 1, ma inizierà sicuramente”. La seconda fase prevede in teoria la fine stabile dei combattimenti, ma Israele non ha mai dato il suo consenso a questa condizione, come invece hanno fatto le fazioni palestinesi, che tuttavia oggi – tramite Hamas – denunciano l’ennesima violazione della fragilissima tregua: un raid aereo su Rafah ha ucciso, stamattina, tre agenti di polizia. Per il momento prosegue comunque la fase 1 : Hamas ha annunciato che giovedì restituirà i corpi di 5 prigionieri deceduti, mentre Tel Aviv chiede che sabato vengano rilasciati 6 detenuti israeliani al posto dei 3 annunciati dal movimento islamico palestinese. Netanyahu sembra intenzionato a realizzare il piano di Donald Trump per la pulizia etnica di Gaza, con l’obiettivo di ricostruirla per i coloni israeliani. Il ministro e colono fascista israeliano Smotrich annuncia che alla riunione di governo di stasera chiederà di attuare il “piano” di Trump e annettere almeno il nord della Striscia e il cosiddetto corridoio Filadelfia tra Rafah e l’Egitto. Questo mentre i ministri dell’estrema destra israeliana spingendo per nuovi combattimenti a Gaza minacciando di lasciare il governo in caso contrario. Gli aggiornamenti e l’analisi con il giornalista Samir Al Qaryouti. Ascolta o scarica In Cisgiordania non si ferma l’operazione israeliana ‘Muro di Ferro’ iniziata a fine gennaio. Le azioni militari si concentrano sui campi profughi, causando numerose vittime e distruzioni. I posti di blocco limitano l’accesso alle città, rendendo la vita quotidiana dei palestinesi estremamente difficile. Intanto Israele avanza piani per costruire 974 nuove unità abitative illegali nell’insediamento di Efrat, un’area strategica situata a sud di Betlemme nella Cisgiordania occupata. Sarà rinviato invece di alcuni giorni il vertice dei paesi della Lega araba previsto per il 27 febbraio. L’intervista di Radio Onda d’Urto a Michele giorgio, giornalista, direttore di Pagine Esteri , corrispondente da Gerusalemme per il Manifesto e nostro collaboratore. Ascolta o scarica…
In un momento di transizione delicato, segnato da crisi economiche persistenti e tensioni interne, la recente conferma da parte di Tel Aviv di un ritiro “non completo” dal Sud del Libano aggiunge ulteriori elementi di preoccupazione. Il Libano si trova in una fase di transizione politica iniziata con le nomine per il nuovo governo del gennaio 2025. La formazione dell’esecutivo guidato dal primo ministro Nawaf Salam dovrebbe vedere un ridimensionamento del ruolo di Hezbollah e questo ha generato malumori tra le fila del movimento sciita libanese. La decisione di Israele di prolungare la propria presenza nel sud del Libano, mantenendo il controllo su cinque punti strategici , rappresenta un ulteriore motivo di tensione. Hezbollah infatti critica l’incapacità di Beirut di presidiare il territorio e allontanare le forze israeliane. L’intervista di Radio Onda d’Urto a Pasquale Porciello, giornalista e corrispondente dal Libano per il Manifesto. Ascolta o scarica…
Epic warrior “L’investimento statunitense in Ucraina fino ad oggi è stato considerato erroneamemente a fondo perduto; gli Stati uniti hanno già avuto un ritorno, sia con il brusco stop ai rapporti tra l’ Europa e la Russia, che già è un grandissimo dividendo per gli USA, ma anche con le vendite di gas che sono state assolutamente proficue per le casse statunitensi ; quindi l’America ha già avuto dei dividendi ma con Trump cerca di alzare la posta, quindi aggiunge nelle trattative l’elemento delle terre rare.” Con questa considerazione l’analista di geopolitica e fondatore di Osservatorio Russia Pietro Figuera commenta le ultime notizie sulle prospettive di soluzione della guerra in Ucraina apertesi dopo il colloquio tra Trump e Putin che sembra mettere nell’angolo sia Zelenski che l’Europa. Oggi Trump ha detto di essere convinto che Putin voglia la pace e che Zelensky sarà coinvolto nei negoziati. Il presidente ucraino poche ore prima aveva affermato: “non riconosceremo accordi tra Usa e Russia senza di noi.” Per lo studioso di geopolitica “è vero che c’è un’intenzione reale degli Usa di avviare le trattative anche a scapito di una partecipazione più corale. L’unione europea si è illusa di essere in gioco in questi anni in realtà semplicemente la sua agenda era abbastanza convergente con quella degli USA, adesso che si svelano le carte l’Europa si risveglia improvvisamente sola ma in realtà deve rendersi conto che gli USa non hanno cambiato strategia ma soltanto tattica, cioè gli Stati Uniti mantengono l’interesse a tenere separata la Russia dall’Europa semplicemente non hanno più bisogno di farlo con un impegno così oneroso in termini economici e militari.” In merito al vertice europeo di Parigi Figuera sottolinea anche come “l’Europa si ritrova divisa non solo perchè i bilanci di tutti i paesi non possono convergere sull’obiettivo delle spese militari al 3% del PIL che è qualcosa di molto oneroso per alcuni bilanci statali ma anche sulla prospettiva di inviare soldati sul campo in Ucraina. L’intervista a Pietro Figuera, analista di geopolitica e fondatore di Osservatorio Russia Ascolta o scarica…
Alla Peoples’ Platform Europe di Vienna , la redazione di Radio Onda d’Urto ha avuto l’opportunità di intervistare una esponente del Kjar , l’ Organizzazione delle donne libere del Rojhelat , cioè il Kurdistan orientale , che si trova entro i confini dello stato iraniano . Per quanto riguarda la situazione generale in Iran , l’esponente del movimento di liberazione curdo spiega ai nostri microfoni che “da un lato Israele sta cercando di attaccare alla base il regime iraniano, c’è Trump e l’ordine imperialista globale che sta cercando di mettere pressione alla Repubblica islamica. Trump minaccia di dare il permesso a Israele di attaccare se l’Iran non parlerà con lui di nucleare. In questo momento Teheran deve decidere cosa fare. Le persone continuano a pensare a quando inizierà la guerra”. “Ma nella società – aggiunge la compagna analizzando la situazione attuale in Iran – si danno anche tante resistenze: a causa della repressione, della crisi. Le persone sono molto povere, ci sono lavoratori che non ricevono il salario da mesi o da anni. Ci sono stati molti scioperi dei lavoratori, dei movimenti femministi, delle donne. Ci sono scioperi degli studenti, ci sono manifestazioni ovunque. Io vedo due prospettive per l’Iran: forse ci sarà una guerra, o magari ci sarà una rivoluzione socialista , che inizierà all’interno della società. Naturalmente, noi vogliamo questo : una rivoluzione che parta dalla società … E non vogliamo una guerra “. Infine, abbiamo chiesto all’esponente del Kjar di spiegare quali sono le vere origini e il significato dello slogan “Jin Jiyan Azadi” , che durante le rivolte di massa a seguito dell’uccisione di Jina Amini nel 2022, si è diffuso dall’Iran in tutto il mondo: “il motto ‘Jin Jiyan Azadi’ – risponde – proviene dal movimento di liberazione curdo. È stato pronunciato per la prima volta da Abdullah Ocalan, che ha chiarito come senza la liberazione delle donne non otterremo mai una liberazione di tutta la società. Naturalmente, è servito molto tempo per arrivarci. È un pensiero, una filosofia molto profonda, alle cui spalle c’è molto dolore, molto lavoro, e la rivoluzione, come abbiamo visto per esempio in Rojava”. “Molte persone, soprattutto in Europa – aggiunge la militante curda – hanno cercato di ridurre questo slogan a una questione sull’hijab, ma ‘Jin Jiyan Azadi’ non ha a che fare solo con l’hijab, è un problema molto più grande “. L’intervista di Radio Onda d’Urto all’esponente del Kjar, l’Organizzazione delle donne libere del Rojhelat (Kurdistan orientale, entro i confini dell’Iran). Ascolta o scarica.…
Manca meno di una settimana alle elezioni politiche anticipate del 23 febbraio e la tensione, in Germania, non accenna a diminuire. In questo clima politico arroventato, ieri, domenica 16 febbraio, si è svolto il primo dibattito televisivo tra i principali candidati cancellieri . Il leader della Cdu Friedrich Merz, il leader dei Verdi Robert Habeck, il cancelliere uscente della Spd Olaf Scholz e la leader di Alternative für Deutschland (Afd) Alice Weidel si sono così scontrati, a favor di telecamera, sui propri programmi, ma soprattutto su immigrazione e crisi economica – ovvero le tematiche che da settimane polarizzano l’opinione pubblica tedesca – senza di fatto aggiungere nulla che non fosse già ampiamente atteso o previsto. Tuttavia, ieri è stata anche una giornata di protesta . In 38mila si sono infatti radunati a Berlino, nella centralissima e freddissima Bebelplatz, di fronte l’università Humboldt, per manifestare nuovamente contro l’estrema destra e per la democrazia . Una protesta che, al grido di “ Coraggiosi. Umani. Insieme ” ha rinnovato la chiamata alla mobilitazione contro i neonazisti di Alternative fuer Deutschland (Afd) partita a inizio di febbraio . Secondo gli ultimi sondaggi, il partito neonazista di Alice Weidel risulterebbe al momento al secondo posto, preceduto solo dai cristiano-democratici di Friedrich Merz. Al terzo posto, nella scala delle preferenze della popolazione tedesca, si posizionano al momento i socialisti della Spd. Ma nulla è ancora detto: c’è da vedere infatti se il partito di estrema sinistra Linke riuscirà a capitalizzare il fermento portato dalle mobilitazioni antifasciste, quanto peseranno nel lungo periodo le ingerenze di J.D. Vance e di Elon Musk in questa campagna elettorale e come uscirà l’Europa dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. Le incognite, insomma, sono ancora molte . Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, il punto della situazione e l’analisi di Nicola Carella, nostro storico collaboratore in collegamento da Berlino, dove vive e lavora Ascolta o scarica…
Tutto pronto in Arabia Saudita per i primi colloqui tra Stati Uniti e Russia sulla guerra in Ucraina . L’amministrazione Usa ha dichiarato di voler raggiungere un cessate il fuoco in Ucraina entro Pasqua, il 20 aprile. Al tavolo non c’è Zelensky nè l’Unione Europea , che oggi – pur in un formato ridotto a una mezza dozzina di Paesi più Londra – sarà a Parigi per un meeting informale convocato da Macron. L’obiettivo è provare a non restare tagliati fuori dai negoziati sul conflitto in corso ormai da tre anni, a partire cioè dal 24 febbraio 2022, con il via dell’invasione militare russa in Ucraina. Il vertice di Parigi non coinvolge comunque tutta la Unione Europea; protesta l’Ungheria, paese politicamente vicino a Putin. Su Radio Onda d’Urto vi proponiamo le considerazioni di Fulvio Scaglione, giornalista e oggi direttore responsabile della testata www.insideover.com. Clicca qui per ascoltare o scaricare l’intervista. A distanza di tre anni dallo scoppio della guerra, il 24 febbraio 2025 la Rete italiana pace e disarmo ha intanto organizzato una giornata di “mobilitazione virtuale” dalle 10:00 alle 22:00 “per il cessate il fuoco in Ucraina, per ribadire il ripudio della guerra”. Clicca qui per maggiori informazioni. Abbiamo intervistato Francesco Vignarca della Rete italiana pace e disarmo. Clicca qui per ascoltare o scaricare l’intervista.…
Sabato 15 febbraio a Padova, durante un volantinaggio del CSO Pedro, si è verificato uno scontro con dei militanti fascisti di CasaPound, presenti con un gazebo per la raccolta firme sulla “remigrazione”. Mentre le militanti del centro sociale Pedro “si stavano apprestando – si legge in una nota dello stesso spazio sociale – a volantinare nelle piazze di Padova, hanno incontrato un presidio di Casapound, movimento dichiaratamente neofascista ed hanno reagito alle provocazioni di chi in quel momento propagandava istanze di odio xenofobo e razzista a tema remigrazione”. A seguito dell’episodio, avvenuto nel centrale Prato della Valle, 22 antifascisti sono stati portati in questura e trattenuti per 12 ore prima di essere rilasciati. A 12 di loro è stato notificato un foglio di via di 4 anni dalla città di Padova, “nonostante alcuni – spiega sempre il Pedro – siano studenti universitari con regolare contratto di affitto”. Disposti poi 11 avvisi orali, una lunga serie di denunce e 3 arresti per una compagna e due compagni, rimessi in libertà in attesa della direttissima. Da Padova Antonio Pio Lancellotti, redattore di Globalproject e del Pedro. Ascolta o scarica…
Si continua a morire di e sul lavoro in Italia e Brescia si conferma, purtroppo, tra le province più pericolose. un operaio di 44 anni, Michele Bernardi è morto a Ono San Pietro, in alta Vallecamonica: si tratta dell’azienda cosmetica Comin Parfum. L’uomo è stato schiacciato contro il muro da un macchinario che sposta bancali, per cause in fase di accertamento. Francesca Danesi, segretaria Filctem Cgil Sebino – Valle Camonica, da Ono San Pietro Ascolta o scarica…
Nel programma del secondo giorno della Peoples’ Platform Europe di Vienna , alle 18.30 era previsto l’intervento di un “relatore principale”, ma dall’organizzazione del meeting non era stato reso noto di chi si trattasse. Alle 18.30 in punto di sabato 15 febbraio, a salire sul palco dell’Audimax dell’Università di Vienna è Mahmut Şakar, avvocato di Abdullah Ocalan . Si tratta di una delle pochissime persone che hanno potuto incontrare il leader e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan durante questi 26 anni di isolamento sull’isola-carcere di Imrali. Radio Onda d’Urto a Vienna, dopo il suo intervento, lo ha intervistato insieme al giornalista e nostro collaboratore di lungo corso Murat Cinar , senza la cui traduzione dal turco all’italiano questa conversazione non sarebbe stata possibile. “Ocalan ha sempre ribadito che la soluzione deve avvenire attraverso meccanismi democratici che puntino al consolidamento della pace. Oggi lo stato turco, forse per una serie di cause esterne, si trova di nuovo a essere costretto a tentare la strada del dialogo. Noi siamo sicuri che la posizione di Ocalan sarà quella anche questa volta, ma non possiamo avere la stessa certezza in merito alla posizione e alla volontà dello stato turco”, spiega Mahmut Şakar ai nostri microfoni in merito al possibile inizio, oggi, di un nuovo tentativo di apertura di un dialogo e un processo di pace tra la Repubblica di Turchia e il movimento di liberazione curdo. “I curdi conoscono bene lo stato turco – aggiunge – le sue scelte del passato e del presente, come il commissariamento o arresto dei sindaci del partito DEM in Turchia (in questi giorni è successo anche nella città di Van) e la politica aggressiva che Ankara porta avanti in Rojava. In questa situazione c’è un po’ di prudenza e incertezza. Io definirei lo stato psicologico dei curdi come ottimismo prudente oppure positivo-incerto “. Nei 26 anni di detenzione e isolamento, Ocalan ha letto e scritto molto, sviluppando la riflessione e l’autocritica che ha portato all’elaborazione del paradigma della modernità democratica , divenuto la bussola del movimento di liberazione curdo ispirando esperienze come quella dell’Amministrazione autonoma democratica della Siria del Nord e dell’Est, e l’organizzazione della società secondo il modello del confederalismo democratico. “Da quello che siamo venuti a sapere in occasione delle ultime visite a Imrali dei deputati del partito DEM, Ocalan ora è pronto a scrivere un libro sulla storia del socialismo e sulle caratteristiche e la storia del concetto di stato “, rivela Mahmut Şakar durante l’intervista. Su questo tema Şakar tiene a sottolineare che “stiamo parlando di una persona che non si è mai voluta definire un accademico e non ha mai scritto o prodotto idee per motivi professionali. È un leader – continua l’avvocato – è il leader di un popolo e di un’organizzazione, quindi si concentra sui problemi della sua gente, sulla possibilità di produrre delle soluzioni in merito alle crisi attuali. I suoi pensieri e i suoi obiettivi sono legati all’attualità ed è pronto, come leader, non come accademico, a proporre delle soluzioni”. Al termine dell’intervista, Mahmut Şakar ha voluto aggiungere le proprie conclusioni: “secondo la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 2014, dopo 25 anni di detenzione sotto forma di ergastolo in condizioni dure, dovrebbe scattare il meccanismo per il diritto alla speranza . Oggi, quindi, dobbiamo assolutamente parlare di una forma di libertà, che può essere totale oppure una semi-libertà. In ogni caso questa persona deve essere libera . Penso che sia giunto il momento di chiedere la sua libertà. In questo modo sarà in grado di condurre in modo libero e lucido un nuovo lavoro e disegnare un nuovo percorso. Questa è l’aspettativa del popolo curdo. È colui che può portare la pace. A livello politico e a livello giuridico, senz’altro, essendo passati 26 anni è giunto il momento per la sua liberazione ”. L’intervista di Radio Onda d’Urto a Mahmut Şakar, avvocato di Abdullah Ocalan. Ascolta o scarica.…
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